NOTA: tutti i campioni sonori del violino sono stati eseguiti da Clara Fanticini il 26/10/2007. Ingegnere del suono: Valerio Carboni.
Struttura dello strumento
Il violino è uno strumento di grande complessità dal punto di vista acustico. Come è accaduto per quasi tutti gli strumenti l'esperienza degli costruttori e degli esecutori ne ha perfezionato empiricamente le caratteristiche nel corso del tempo.
La catena acustica del violino si compone dei seguenti elementi:
- Tavola, fondo, fasce: sono le tre parti in legno che compongono il corpo cavo dello strumento. Sulla tavola sono intagliate due aperture a forma di "f". Sia la tavola che il fondo non sono piatte, ma leggermente bombate, e non sono di spessore costante, ma si assottigliano dal centro alla periferia.
- anima, catena: sono due elementi interni al corpo dello strumento. L'anima è un cilindretto di legno simile ad una colonnina tra la tavola ed il fondo, mentre la catena è una lista curva incollata longitudinalmente sotto la tavola. Questi due elementi hanno la funzione strutturale di distribuire i carichi dovuti principalmente alla tensione delle corde, e la funzione acustica di accoppiare le oscillazioni della tavola e del fondo.
- capotasto, cordiera, ponticello, corde: i primi due elementi sono i punti fissi tra cui sono tese le corde. Il capotasto si trova alla fine del manico, sulla tastiera, mentre la cordiera vicino al mento dell'esecutore. Il ponticello determina la lunghezza acustica effettiva delle corde, e netrasmette la vibrazione alla tavola armonica.
Violino |
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Come si produce il suono
- Il suono normalmente deriva dallo sfregamento delle corde mediante i crini (di cavallo) tesi su un archetto di legno. Le corde, poste in vibrazione, si accoppiano molto debolmente all'aria (il suono di una corda senza l'amplificazione dovuta alla cassa armonica è molto debole). Per questo il corpo dello strumento ha una funzione critica nella determinazione del timbro.
- La vibrazione che si produce nelle corde (discusso più in dettaglio nel paragrafo seguente) si trasmette in parte al ponticello, e, da questo alla tavola armonica. La tavola, a sua volta, è meccanicamente accoppiata al fondo tramite le fasce e l'anima, e le vibrazioni di tutto il corpo dello strumento sono accoppiate all'aria circostante, e a quella in esso contenuta, grazie al fatto che queste parti dello strumento, estese in due dimensioni, possiedono un'impedenza acustica piuttosto grande rispetto all'aria.
- Tutto il corpo dello strumento quindi svolge la duplice funzione di cassa di risonanza, e di adattatore di impedenza.
- Come cassa di risonanza esso "filtra" l'oscillazione delle corde, approssimativamente triangolare in origine, attraverso le sue frequenze proprie, e la tramuta in un'oscillazione dalla forma più complessa.
- Come adattatore di impedenza il corpo del violino fa sì che l'energia meccanica presente nell'oscillazione delle corde si trasformi efficacemente in energia acustica che si propaga nell'aria, e permette quindi l'irraggiamento del suono a grandi distanze.
La sorgente delle oscillazioni
- Il moto dell'archetto sulle corde possiede molti gradi di libertà sotto il controllo dell'esecutore, e proprio per questa ragione il suono del violino si presta ad assumere molte sfumature differenti, che il compositore, e l'esecutore possono utilizzare a fini espressivi (vedi il paragrafo caratteristiche psicoacustiche e musicali).
- Infatti la pressione dell'arco, l'area di contatto, la velocità di scorrimento, la direzione di scorrimento, l'angolo di inclinazione dei crini rispetto alle corde, i dettagli della dinamica della "cavata" (cioè dell'atto del "tirare l'arco"), influenzano grandemente il timbro del suono prodotto. Nel seguito esamineremo alcuni degli effetti che è possibile produrre solo attraverso alcuni esempi.
- Dal punto di vista fisico il caso più semplice si ha quando l'arco si muove con velocità e pressione costante perpendicolarmente alle corde. È interessante capire come, in queste condizioni, si possa produrre nella corda un'oscillazione "a dente di sega".
Arco: punta |
Arco: tallone |
vibrazione della corda sfregata |
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- Quando l'arco inizia ad essere mosso rispetto alla corda l'attrito tra i crini e la corda trascina la corda assieme all'arco, portandola ad assumere una forma approssimativamente triangolare.
- Raggiunta una certa deformazione, tuttavia, la forza di richiamo elastica della corda supera la forza d'attrito, e la corda viene richiamata verso la sua posizione di equilibrio. Poiché l'attrito dinamico (tra due superfici in movimento l'una rispetto all'altra) è minore dell'attrito statico (tra le due superfici in quiete relativa), il moto della corda continua finché la corda non oscilla di nuovo nella stessa direzione in cui viene tirato l'arco.
- Da questo punto in poi il processo si ripete ciclicamente.
- L'onda viaggiante così prodotta si muove avanti e indietro sulla corda riflettendosi agli estremi, che possono essere considerati punti fissi. Questo processo è meglio descritto alle pagine riflessione nelle corde e Interferenza tra onde riflesse.
Le corde sfregate, dunque non si muovono di moto armonico, ovvero, non oscillano in uno solo dei propri modi normali, ma in una combinazione di tutti i modi normali compatibili con le condizioni dello sfregamento. Ciò significa che le corde non producono un unico suono "puro", ma in insieme di molti suoni simultanei a frequenze multiple intere di una frequenza fondamentale. Il sistema uditivo umano interpreta poi questo segnale complesso come una "nota" di altezza uguale a quella di un suono puro alla frequenza della fondamentale (vedi percezione dell'altezza), e di timbro definito.
La frequenza fondamentale di vibrazione libera di una corda dipende da lunghezza, densità e tensione della corda stessa (si veda frequenze proprie della corda), e corrisponde alla frequenza del primo modo normale della corda. Le corde libere del violino producono le note Sol3, Re4, La4, Mi5 rispettivamente a circa 196, 294, 440, 660 Hz, pur avendo tutte la stessa lunghezza. Ciò significa che esse sono caratterizzate da densità e tensioni differenti.
La formazione del timbro
Abbiamo visto nel paragrafo precedente che l'oscillazione della corda non è sinusoidale in origine, ma "a dente di sega". Questo significa che essa contiene già molte armoniche (in linea di principio infinite), ciascuna con ampiezza determinata dallo sviluppo di Fourier dell'oscillazione.
Questo fatto è molto importante, in quanto permette di comprendere che il timbro dello strumento riceve un'impronta di base dall'oscillazione delle corde, ma che esso può essere drasticamente modificato dall'azione filtrante della cassa armonica.
Infatti, la cassa armonica, eccitata dalla vibrazione complessa delle corde, risponde a seconda dei propri modi normali per risonanza. Ciò significa che essa tende ad amplificare le armoniche di frequenza prossima ad una delle frequenze di risonanza del sistema, e a smorzare le armoniche fuori risonanza. Le componenti armoniche dell'onda originale a dente di sega sono quindi modificate ciascuna in misura differente, e in modo complesso, in generale dipendente dalla particolare frequenza fondamentale eccitata (cioè dalla nota che l'esecutore sta suonando)
Caratteristiche acustiche
Illustriamo alcune delle principali caratteristiche acustiche del violino mediante esempi.
Nei sonogrammi seguenti il tempo scorre lungo l'asse verticale dall'alto verso il basso. L'asse delle frequenze è orizzontale, con frequenze crescenti verso destra. Lo spettro riportato nella parte bassa dei sonogrammi si riferisce all'istante di tempo corrispondente alla riga sottile nella parte superiore del sonogramma, ed è in scala logaritmica. Il colore più chiaro corrisponde ad una maggiore intensità. Per una guida animata alla lettura dei sonogrammi si veda la pagina come si legge uno spettrogramma?
Estratti di esecuzione dal vivo
Un breve brano dalla Prima Partita per violino solo di J.S. Bach è stato registrato in un ambiente quasi privo di riverbero da un microfono molto vicino allo strumento. Il campione corrisponde fedelmente a quanto si percepisce a piccola distanza dallo strumento, mentre non riproduce le condizioni di ascolto in una sala da concerto. Il suono è molto fedele all'originale, ma è molto "secco". Entrambi i canali destro e sinistro sono copie identiche dello stesso segnale.
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Una manipolazione elettronica elementare del campione consiste nell'introdurre una compressione dinamica del suono, cioè filtrarne lo spettro in modo dipendente dal tempo e dalle caratteristiche del segnale, così da equilibrarne la dinamica. Si osservi che ora i canali destro e sinistro mostrano piccole differenze. L'effetto netto è quello di introdurre un "ambiente virtuale" di ascolto, che simula un ambiente reale leggermente riverberante, che quindi riproduce più fedelmente il suono che si ascolterebbe in una sala da concerto. Il suono sembra complessivamente più ricco, anche se tutte le altezze e le durate note sono invariate rispetto al campione "dry".
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Armonici naturali e artificiali
I suoni armonici si ottengono sfiorando con un dito della mano sinistra una corda nelle posizioni nodali corrispondenti ai diversi modi normali della corda stessa (1/2, 1/3, 1/4, ecc. della sua lunghezza), mentre l'arco la mette in vibrazione. Un nodo è forzato in corrispondenza del punto in cui la corda è sfiorata, ma tutto il resto della corda (tranne agli estremi) resta libero di oscillare. Il suono prodotto non è uguale a quello che si avrebbe fermando la corda nello stesso punto, ma è più "flautato", perché tutti i modo di vibrazioni che non hanno un nodo nel punto di sfioramento sono soppressi.
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Strisciando il dito lungo la corda sempre in posizione di sfioramento si può distintamente avvertire un suono di altezza definita quando la posizione del dito è compatibile con un armonico naturale della corda, mentre un suono disarmonico simile ad un fruscio quando questo non avviene. Mentre la nota diviene più acuta si sente che i suoni "puri" divengono più frequenti. Questo non è dovuto al fatto che il dito scorra più velocemente, ma al fatto che li posizioni del primo nodo utile diventano più vicine. Il primo nodo dell'n-esimo modo si trova infatti a , dove L è la lunghezza della corda.
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Sul violino è possibile produrre suoni armonici non solo in corrispondenza delle oscillazioni delle corde libere. Infatti l'effetto delle dita sulla tastiera è quello di accorciare la lunghezza effettivamente vibrante. Se si usa l'indice per imporre una certa lunghezza (cioè suonare una certa nota), esiste una posizione raggiungibile col mignolo della stessa mano che corrisponde ad un suono armonico due ottave sopra la nota stessa. La sua qualità è ancora flautata, ma l'altezza è regolabile spostando la mano ad ottenere altre note. Dall'analisi del sonogramma è evidente che quando dalla nota "piena" si passa all'armonico viene selezionata un'armonica ogni quattro, il che equivale a quadruplicare la frequenza della fondamentale.
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Colpi d'arco
Lo spiccato, o balzato è un colpo d'arco che sfrutta l'elasticità naturale dell'arco e dei suoi crini per ottenere suoni molto brevi in rapida successione. Nell'esempio vengono prima eseguite quattro note con arco normalmente sfregato (détache), e poi otto note con balzato a due diverse velocità. Lo strumentista regola la posizione e l'angolo di contatto con le corde, e la forza applicata per sfruttare al meglio la risonanza naturale del legno dell'arco e dei crini. L'arco può continuare a balzare per lungo tempo con un minimo dispendio di energia. Tra un contatto e l'altro con la corda l'arco è effettivamente "in volo", e la corda oscilla quindi liberamente, come è evidente dal tracciato temporale dell'onda, in cui si osserva chiaramente che lo smorzamento delle prime quattro note è lineare, mentre quello del balzato lento è esponenziale. Quando il balzato si fa più rapido lo smorzamento di ogni nota viene interrotto dall'attacco di quella successiva.
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Se anziché usare i crini colpiamo le corde direttamente con il legno dell'archetto, ne risulta un suono molto più debole, segno che l'accoppiamento tra le corde e l'aria circostante è piccolo quando la sollecitazione è percussiva. Ascoltando attentamente si sentono in realtà due suoni, corrispondenti alle due lunghezze di corda (a sinistra e a destra del punto di impatto). Il secondo suono è molto più acuto di quello principale, e già a piccola distanza dallo strumento non è più percepibile.
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In questo esempio la corda viene sfregata col legno dell'arco anziché con i crini. L'esempio mette in evidenza l'importanza dell'attrito tra crini e corda, e spiega perché i suonatori di strumenti ad arco usino cospargere le corde di colofonia, una resina atta ad aumentare l'attrito. Lo sfregamento del legno avviene con attrito molto inferiore, e riesce a trasmettere alla corda una forza piccolissima, corrispondente ad un suono di debole intensità, e rumoroso.
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Il "pizzicato" non è propriamente un colpo d'arco perché lo strumentista pizzica la corda senza l'aiuto dell'arco. Il suono è sorprendentemente debole rispetto alla sua versione con l'arco. Ci si rende facilmente conto che le caratteristiche costruttive del violino non sono ideali per farne uno strumento a corde pizzicate. Tuttavia il pizzicato è spesso usato dai compositori come effetto.
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Il ruolo delle corde
Ovviamente le corde sono la fonte di tutte le vibrazioni, ma come cambia il suono al variare del materiale con cui esse sono costruite? Il materiale determina la densità e l'elasticità della corda, quindi utilizzando materiali diversi si può fare operare lo strumento a diversi regimi di sollecitazione. In particolare l'uso tradizionale di corde naturali rende un suono a volte un po' nasale, ma spesso più dolce di quello che si ottiene con l'uso di corde di Nylon, Perlon, o, peggio, acciaio. Tuttavia il budello è molto più sensibile all'umidità, il che significa che le corde in budello tendono a "scordarsi" molto più facilmente delle corrispondenti sintetiche.
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La posizione dell'arco
Oltre alla forza applicata sull'archetto (determinata dal peso del braccio controbilanciato dall'azione muscolare), il violinista può anche variare altri parametri. Tra questi sicuramente determinante è la posizione del punto di contatto tra arco e corda. L'arco può essere sfregato particolarmente vicini alla tastiera, o al ponticello, mentre il regime di suono normale è una posizione intermedia. Nell'esempio si sente prima il suono a regime normale, poi "sulla tastiera", e infine "sul ponticello". Il suono "sulla tastiera" invece favorisce il primo modo sottraendo energia alle armoniche superiori, e produce un timbro più delicato. Il suono "sul ponticello" è più aspro, fino a sopprimere del tutto il modo fondamentale della corda, a favore dei modi superiori. Nell'esempio si sente emergere dopo poco la prima armonica in ottava col suono fondamentale, e nel sonogramma si ha una conferma grafica di questa percezione.
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Il vibrato
Il suono vibrato si ottiene sul violino spostando leggermente avanti e indietro il dito della mano sinistra che tasta la corda. A tutti gli effetti è una piccola modulazione della frequenza del suono base, che avviene con frequenza, ampiezza e andamento nel tempo decisi interamente dall'esecutore ad assecondare i suoi fini espressivi. Il vibrato "scalda" il suono ampliando le armoniche coinvolte, e modificando il contenuto spettrale nel tempo, e viene usato per rendere una vastissima gamma di espressioni. In questo caso si vede una modulazione di ampiezza nel tracciato della forma d'onda fino a circa ±4 dBm alla frequenza di 7 Hz, associato ad una modulazione di frequenza di circa ± 15 Hz, che avviene simultaneamente.
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L'attacco del suono
Oltre allo spettro a regime, è particolarmente importante, ai fini della formazione del timbro, l'andamento nel tempo dello spettro, e l'inviluppo dell'intensità totale. Nell'esempio si ascolta un attacco dolce, ed uno sforzato. Il tempo dell'attacco dolce in questo caso è di circa 1 s, mentre nello sforzato esso dura approssimativamente 0.09 s.
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Intensità del suono
Nell'esempio si sente un violino che suona un Do♯3 piano, e poi forte. Le armoniche si estendono in entrambi i casi fino alla soglia dell'udibile e si attenuano al crescere della frequenza. Tuttavia, nel piano, esse si attenuano più rapidamente che nel forte, come mostra chiaramente l'esame degli spettri normalizzati (cioè in cui l'intensità della fondamentale è stata riscalata in modo da essere la stessa). Nel forte si noti il "tremolio" delle armoniche più acute in corrispondenza dell'attacco del suono. La differenza di potenza totale (o "gamma dinamica") tra i due casi è di circa 7 dBm. È interessante notare che la presenza di molti violini in un'orchestra aumenta molto la gamma dinamica. Questo non vuole solo dire che si ottiene un "fortissimo" più forte, ma anche che il "pianissimo" migliora. La presenza di molti strumenti media le piccole imperfezioni e il fruscio nautrale del suono nel piano, consentendo all'orchestra di ottenere una maggiore ricchezza del suono quando l'intensità totale è minima.
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spettri normalizzati |
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Corde vuote e diteggiatura
Naturalmente, come abbiamo più volte sottolineato, la funzione principale delle dita della mano sinistra è quella di modificare la lunghezza del tratto di corda vibrante, permettendo la produzione di note diverse da quelle delle sole corde libere (i musicisti le chiamano corde "vuote"). Tuttavia bisogna osservare che le dita hanno anche funzione espressiva non solo per quanto riguarda l'aggiustamento dell'intonazione e del vibrato. In particolare una stessa nota può essere eseguita in modi diversi, accorciando corde diverse. Si dice che la nota può essere prodotta con diverse "diteggiature". Nella complessa sequenza di note che costituisce un brano la scelta di una diteggiatura piuttosto che un'altra può essere di importanza capitale, sia per semplificarne l'esecuzione, sia per ottenere un particolare timbro o una qualità del suono.
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Volendo fare un solo esempio semplice basti ascoltare la singola nota che qui viene eseguita prima con la corda vuota (la II), e poi diteggiata sulla III corda, con una lunghezza di corda molto più breve, quindi. Si noterà che la corda "vuota" ha un timbro molto più metallico e squillante. |
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Un altro esempio dello stesso tipo, ma questa volta tra due diverse diteggiature, cioè senza l'uso di corde "vuote": il Re4 eseguito per primo sulla II corda più acuta, ha un "colore" molto più chiaro del secondo, eseguito sulla corda più grave dello strumento. Entrambi, però, come conferma lo spettrogramma, hanno la stessa frequenza fondamentale, e le stesse armoniche, seppur distribuite con ampiezze differenti. |
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La sordina
La sordina nel violino è una specie di "molletta" che si monta a cavallo del ponticello. La sua funzione è quella di "appesantire" il ponticello stesso, aumentandone grandemente l'inerzia, e quindi peggiorando la sua funzione di trasmettitore della vibrazione. In breve la sordina smorza l'intensità del suono prodotto dallo strumento, ma ne modifica anche drasticamente il timbro, rendendolo più "intimo". Nell'esempio la stessa nota viene suonata pressoché con la stessa forza con diversi tipi di sordina aventi masse crescenti.
Diverse sordine |
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sordina 1 |
sordina 2 |
sordina 3 |
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Direzionalità
- Alle basse frequenze (200-500 Hz) l'irraggiamento del suono da parte del violino avviene prevalentemente nella direzione perpendicolare alla tavola e al fondo. La forma approssimativa di "8" del diagramma di irraggiamento assomiglia a quella di un dipolo, il che suggerisce che, alle basse frequenze, tavola e fondo oscillino in fase. Ciò è dovuto al fatto che, alle basse frequenze, l'anima accoppia tavola e fondo in modo molto efficace.
- Alle medie frequenze (500-2000 Hz) il diagramma di irraggiamento mostra diversi lobi, il che indica che tavola e fondo oscillano con un ritardo di fase reciproco, e che anche diversi punti sulla superficie delle tavole non oscillano più in fase.
- Alle alte frequenze (sopra 2000 Hz) la maggior parte della radiazione proviene dalla tavola, indicando che l'anima non costituisce più un accoppiamento efficace col fondo.
Particolarità musicali
Il violino è forse lo strumento che, più di ogni altro, offre una vasta gamma di articolazioni, sfumature timbriche e ricchezze dinamiche, coprendo inoltre un ampio spazio intervallare nel registro delle altezze. Non a caso è il "principe" dell"orchestra sinfonica, l"elemento indispensabile di qualsiasi ensemble cameristico o compagine folkloristica e lo strumento privilegiato (insieme al pianoforte) nell"ambito della letteratura solistica.
A titolo esemplificativo, ci accingiamo ad analizzare il percorso di vera e propria "esplorazione dello strumento" ed esaltazione di tutte le sue potenzialità messe in atto nella Ciaccona in Re minore per violino solo di J. S. Bach.
La ciaccona in re minore di J. S. Bach
La prima caratteristica che balza subito all'attenzione è la durata del brano: circa un quarto d'ora di musica per violino solo, impensabile da sostenere (sia da un punto di vista formale che percettivo) se non grazie ad un'oculata e progressiva messa in luce di tutti gli aspetti tecnici ed espressivi che contraddistinguono lo strumento. Si può anticipare che questa "esplorazione" così approfondita e ricca di implicazioni espressive arriverà a conseguenze di genialità inaudita, in particolare nell'idea di una sorta di "esplosione" dello violino in una vera e propria orchestra di violini, per cui nel corso del brano si ha costantemente la sensazione di una polifonia latente, giocata sull'ambiguità della percezione di uno, due, tre, quattro e più voci indipendenti.
Analisi compositiva – 1ª parte
La Ciaccona è una forma basata sull'enunciazione di una cellula tematica e sulla ciclica riproposizione del suo basso armonico. Sin dall'esposizione del tema le intenzioni del compositore sembrano chiare: ci troviamo di fronte ad un episodio accordale (a tre voci), nel corso del quale è già negata (o meglio, superata) la tradizionale scrittura monodica per violino. L'esecutore suona 2-3 corde contemporaneamente (spesso ricorrendo all'arpeggio serrato per garantire comunque una percezione simultanea), sfruttando nelle prime tre armonie il timbro caratteristico delle corde vuote (cioè suonate "a vuoto" , senza che l'applicazione del dito ne stoppi la risonanza o vi produca il vibrato).
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La prima variazione vede la nascita di una voce solista, che però è "secata" da piccole intromissioni accordali (che conferiscono continuità con l'episodio precedente): è una sorta di evento "responsoriale" che contrappone un solo ad un "tutti" virtuale.
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Nella seconda variazione è evidente la comparsa di una seconda voce a carattere cromatico, mentre la terza variazione, data l'asimmetria nella dislocazione dei bicordi, è la prima avvisaglia di quell"ambiguità relativa al riconoscimento delle voci di cui si parlava: il discorso è teoricamente monodico, eppure è impossibile ignorare la fugace apparizione e sparizione di voci parallele.
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Tale "sospetto" è confermato nella quarta variazione, dove riappare l'elemento cromatico ma stavolta distribuito molto evidentemente su due registri (che corrispondono a due corde del violino). Tanto facile è la percezione delle due voci (la famosa "polifonia virtuale" bachiana) in quest'episodio quanto invece risulta ardua nella variazione seguente, dove sembra che il violino deambuli allegramente talora transitando, talora sostando, talora intersecando i diversi piani di registro precedentemente definiti. Questo artificio è reso possibile grazie alla facilità dello strumentista nel passare da corda a corda, realizzando salti anche molto ampi nell'arco di un istante (peculiarità, questa, tutta degli strumenti ad arco).
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Il gioco prosegue intensificando la velocità e la difficoltà tecnica (anche per esaltare il virtuosismo dell'esecutore) sino ad arrivare al ripiegamento sul tema iniziale, che chiude la prima parte della Ciaccona.
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Analisi compositiva – 2ª parte
La seconda parte è in Re maggiore, ma Bach persiste nelle sue intenzioni di fondo: dopo una calma esposizione del tema, inizia un episodio di capitale importanza (soprattutto per le conseguenze che avrà nella terza parte), caratterizzato ancora una volta dall'idea di un'"esplosione" dello strumento. C'è un primo stadio che inaugura un gesto discendente (insistendo su un LA acuto solo nei primi due arpeggi), poi un secondo, nel corso del quale quello stesso LA è ribattuto tre volte, creando una sorta di pedale (e già sorge il dubbio della presenza di una seconda voce).
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Segue un terzo stadio, dove il ribattuto passa al LA all'ottava inferiore, e suonato su due corde (dato che il LA è una delle corde vuote del violino!), infine un quarto stadio evolutivo, dove il La è proiettato un'ottava ancora più in basso, e stavolta i "due strumenti" emergono in tutta evidenza.
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Analisi compositiva – 3ª parte
Saltando alla fine delle terza e ultima parte (di nuovo in Re minore) avviene la suprema esegesi di questo LA che Bach ci ha scolpito nella memoria nella seconda parte. Si raggiunge qui il massimo livello di ambiguità tematica: percepiamo una voce, poi ci rendiamo conto che sono due, poi tre, infine forse persino quattro. Ancora una volta vengono sfruttate al massimo le potenzialità tecniche e articolative del violino: le corde vuote, la possibilità di suonare su più corde contemporaneamente, la versatilità nello spaziare dall'acuto al grave, la varietà timbrica dell'attacco dolce e diafano "alla punta" e viceversa rude e aggressivo "al tallone" (cioè due punti differenti dell'arco).
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La tensione finale converge nuovamente nell'ultima e definitiva apparizione del Tema di base, nella sua estrema sintesi testimonianza magistrale della ricerca condotta sullo strumento. Varrebbe la pena, a questo punto, un ascolto integrale della composizione.
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Osservazioni e collegamenti
Esistono altri membri della famiglia degli strumenti a corde in cui la produzione del suono è analoga a quella del violino. I vari membri (violino, viola, violoncello, contrabbasso, dall'acuto al grave, si veda estensione degli strumenti musicali) si distinguono per le dimensioni e l'accordatura, mentre comuni sono i meccanismi acustici di produzione del suono.
Effetti anarmonici nelle corde
Le corde reali si differenziano da quelle ideali, e pertanto la visione semplificata delle frequenze proprie della corda in grado di generare una serie di risonanze perfettamente armoniche (cioè multiple intere della frequenza fondamentale) si può applicare agli strumenti reali solo in prima approssimazione.
In particolare le corde reali possono allontanarsi dalle condizioni ideali per diversi motivi:
- diametro finito: anche se molto piccolo il diametro finito di una corda può influenzare le frequenze di risonanza
- presenza di attriti interni: la tensione non è mai perfettamente omogenea lungo la corda
- presenza di attriti ai vincoli: i vincoli estremali (come capotasto e ponticello) non sono perfettamente fissi (anche se i loro movimenti sono generalmente trascurabili rispetto all'ampiezza massima delle oscillazioni della corda)
- esistenza di forze interne di taglio: specie alle alte frequenze non è possibile considerare la corda perfettamente flessibile perché sezioni consecutive che si muovano in opposizioni di fase possono esercitare anche forze trasversali, oltre alla tensione. Lo si vede bene cercando di "annodare stretta" una corda: più piccole sono le anse che essa descrive più difficile risulta l'impresa. Questo risulta in un effettiva dispersione del mezzo, che porta le armoniche superiori ad avere frequenza maggiore del rapporto armonico ideale. Questo effetto, tuttavia è molto più evidente negli strumenti a corde pizzicate o percosse che in quelli a corde sfregate, perché lo sfregamento distribuisce meno energia alle armoniche estremamente acute rispetto alla percussione o al pizzicato.
Approfondimenti e collegamenti
- Ti invitiamo a leggere la fondamentale pagina Suono e risonanza nella quale troverai enunciati i principi generali del funzionamento di uno strumento musicale. Tale lettura ti aiuterà a meglio apprezzare le peculiarità dello strumento descritto in questa pagina