Inquinamento acustico

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Cos’è l’inquinamento acustico?

La legge quadro 447/95 aggiornata nel 2020 dà la seguente definizione: l'introduzione di rumore nell'ambiente abitativo o nell'ambiente esterno tale da provocare fastidio o disturbo al riposo ed alle attività umane, pericolo per la salute umana, deterioramento degli ecosistemi, dei beni materiali, dei monumenti, dell'ambiente abitativo o dell'ambiente esterno o tale da interferire con le legittime fruizioni degli ambienti stessi.

Si noti che la definizione non è legata a particolari valori misurati dei livelli di pressione sonora, ma parla anche di semplice "disturbo". Tuttavia i livelli ed i tempi di esposizione al rumore sono importanti per determinare gli effetti dell'inquinamento sulla salute, il benessere e l'ambiente.

Quali sono i danni per l'udito

È dimostrato che l’esposizione a livelli di pressione sonora (SPL) superiori a 80 dB(A) per 8 ore al giorno è in grado di indurre danni cronici all’apparato uditivo.

Per questo, la legislazione sulla protezione dei lavoratori prescrive di valutare l’esposizione e prendere provvedimenti quando il livello medio su 8 ore supera gli 80 dB(A). Tale valore medio si dice Livello di Esposizione ed è indicato come Lex,8h. Le prescrizioni per la protezione sono tanto più stringenti quanto più ci si discosta dal valore soglia, calcolato non considerando l’effetto di eventuali dispositivi di protezione individuale (DPI). Il progresso della tecnologia ha consentito di ridurre l’esposizione al rumore in molti ambienti di lavoro; la moderna industria manifatturiera garantisce, per molte lavorazioni, livelli di esposizione a rumore prossimi a 75 dB(A) permettendo così ai lavoratori di operare senza la necessità di adottare DPI per l’udito.

L’utilizzo di questi dispositivi continua tuttavia a essere indispensabile per alcune lavorazioni intrinsecamente rumorose, tipicamente:

  • carpenteria metallica con uso di martello - 93 dB(A);
  • molatura con utensili elettrici - da 90 a 96 dB(A)
  • molatura con utensili pneumatici - da 93 a 103 dB(A)

In caso di Lex,8h > 85 dB(A) è obbligatoria anche una specifica sorveglianza sanitaria proprio per prevenire eventuali danni. Il rischio è associato al livello misurato con una certa risposta allo spettro, definita dalla curva A, anche per suoni non percepiti come “rumore”. Ad esempio gli orchestrali professionisti sono tipicamente esposti al di sopra di 85 dB(A) e pertanto sottoposti a sorveglianza sanitaria.

Anche al di sotto di 80 dB(A) il rumore può provocare disturbo soggettivo e, in caso di esposizione cronica, anche danni alla salute, legati essenzialmente all’interferenza con la capacità di concentrazione e di riposo. La legge italiana definisce “inquinamento acustico” “l'introduzione di rumore nell'ambiente abitativo o nell'ambiente esterno tale da provocare fastidio o disturbo al riposo ed alle attività umane, pericolo per la salute umana, deterioramento degli ecosistemi, dei beni materiali, dei monumenti, dell'ambiente abitativo o dell'ambiente esterno o tale da interferire con le legittime fruizioni degli ambienti stessi”.

La normativa

Nel 1993, nell’ambito del “Quinto Programma di Azione per l’ambiente” , la Commissione Europea ha stabilito che il rumore costituisce un serio problema ambientale e con il successivo “Sesto Programma di Azione per l’Ambiente”, valido per il decennio 2001-2010, si è deciso di varare una normativa, per controllare il problema, basata sulla necessità di legare le pianificazioni sul territorio alla stesura di vere e proprie “mappe del rumore” (zonizzazione acustica) e di porre nuove limitazioni al rumore prodotto dalle macchine in genere. In questo modo verrebbe ridotto del 15%, rispetto al 2000, il totale di popolazione esposta all’inquinamento acustico.

Il piano d’azione prevede risposte alternative alla attuali situazioni inquinanti ma soprattutto una seria responsabilizzazione della popolazione che, sensibilizzata sul problema, potrebbe apportare un contributo positivo alla soluzione del problema.

Il DPCM 14/11/97 fissa i limiti massimi di esposizione al rumore negli ambienti abitativi e nell’ambiente esterno. Si distinguono così vari tipi di aree (la fascia diurna va dalle 06:00 alle 22:00).

zona tipo di area max LAeq diurno max LAeq notturno
I protetta (ospedali, scuole, edifici ricreativi...) 50 40
II residenziale 55 45
III mista con media densità di popolazione e con media attività industriale/rurale 60 50
IV intense attività commerciali o di terziario, alta densità di popolazione, con linee ferroviarie, portuali, ecc. 65 65
V prevalenza di industrie 70 60
VI polo industriale 70 70

Oltre al livello di rumore in dB(A), è necessario valutare anche l’eventuale presenza di componenti spettrali prevalenti sulle altre e la presenza di eventi sonori impulsivi in quanto particolarmente disturbanti. Il confronto tra i livelli di rumore ambientali ammessi dai piani comunali di classificazione acustica e la situazione esistente è richiesto dalla normativa prima di realizzare particolari tipologie di insediamenti quali scuole e asili nido, ospedali, case di cura e di riposo, parchi pubblici urbani ed extraurbani, nuovi insediamenti residenziali prossimi a opere infrastrutturali impattanti. Tale confronto è definito “valutazione previsionale di clima acustico”.

I rumori dell’ambiente naturale, generati per esempio dal canto degli uccelli, dai corsi d’acqua e dal vento, contribuiscono in queste valutazioni al cosiddetto “rumore residuo”, che è necessario valutare in quanto sono definiti limiti anche in relazione al rumore prodotto da una specifica sorgente (livello differenziale). L’insieme dei suoni naturali e artificiali percepibili in un dato ambiente si riassume in un concetto, più ampio del clima acustico, che attiene anche alla percezione del singolo e non è caratterizzabile solo mediante misure strumentali: il concetto di paesaggio sonoro (in inglese di soundscape).

Si può misurare l'inquinamento acustico utilizzando gli smartphone?

È la domanda che ci siamo posti nel nostro esperimento di scienza partecipata Scienza sul balcone - Inquinamento acustico.

Puoi partecipare anche tu! oppure vedere il sunto dei risultati della prima campagna di misure o, se sei più esperto leggere il nostro articolo scientifico.

Usare lo smartphone per misurare il livello di pressione sonora comporta diversi vantaggi:

  1. Gli smartphone sono poco ingombranti e diffusissimi;
  2. hanno sempre un microfono integrato, ed hanno grande capacità di memoria e di elaborazione dei dati;
  3. esistono tanti software per la registrazione, manipolazione e analisi del suono. Alcuni di questi sono sviluppati in modo scientificamente rigoroso, ed espressamente pensati per effettuare rilievi ambientali.

Tuttavia ci sono anche diversi problemi tecnici, se li si vuole utilizzare come strumenti di misura:

  1. Gli smartphone non sono equivalenti agli strumenti professionali, in quanto non sono dotati di hardware dedicato specificamente alla misura del livello sonoro, ma, per l’analisi del suono si affidano al trattamento numerico del segnale effettuato via software. Questo passaggio, però, richiede un certo tempo di acquisizione ed elaborazione, il che rende lo smartphone inadeguato ad elaborare variazioni del segnale che avvengono in tempi inferiori al secondo. Ciò non toglie che il valore misurato possa essere alla fine accurato, ma, specie in presenza di eventi sonori rapidi, la misura avrà sempre un’incertezza maggiore rispetto ad un fonometro.
  2. il microfono dello smartphone non è un microfono di misura, ma è pensato sostanzialmente per trasmettere la voce umana, che copre solo un piccolo intervallo di frequenze e di intensità rispetto al rumore ambientale. Il microfono integrato non è in grado di registrare con uguale sensibilità tutti i rumori di origine ambientale;
  3. l’affidabilità del microfono alle diverse frequenze dipende anche molto dalle condizioni dello stesso (pulizia, posizionamento, presenza di ostacoli);
  4. spesso il software degli smartphone autoregola il volume per favorire la comprensibilità nelle telefonate: aumenta il volume automaticamente quando il suono registrato è debole, mentre lo diminuisce quando è troppo forte;
  5. come ogni strumento di misura lo smartphone andrebbe tarato su un valore di riferimento standard prima di essere usato.

Come preservare l’udito

Bisogna tenere conto sia dei livelli di esposizione sia del tempo di esposizione. Bisogna cercare di limitare gli uni e/o gli altri.

Molti sono gli accorgimenti che si possono prendere per preservare l’udito. Ad esempio si può cercare di usare gli auricolari senza mettere il volume al massimo e prendendosi delle pause per lasciar riposare le orecchie.

Nelle discoteche spesso si raggiungono valori di pressione sonora maggiori di quelli corrispondenti alla soglia del dolore al punto che sottoporre frequentemente i timpani a queste situazioni, può portare a una diminuzione permanente dell’udito già in giovane età.

Approfondimenti e collegamenti


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